1)1 MICHELE SORIANO 389 poli. Il quarto, che servendosi solamente di soldati italiani non ha modo di fare un corpo di esercito in campagna , per valersene in occasione di bisogno. A questi difetti non è impossibile di provvedere se si continua per qualche anno nella pace, la quale siccome leverà alla S. Y. ed alle SS. VV. EE. lutti quei travagli, che hanno sentito continuamente per i moti del mondo, così le darà modo di poter attendere con miglior animo alla sicurtà delle cose sue. Ho detto, Serenissimo Principe, Padri e Signori Eccellentissimi, quanto più brevemente ho potuto, quello che ho giudicato degno della notizia della S. V. circa le condizioni del re di Spagna, delle fortezze da mare e da terra, delli capitani, delli denari, della volontà di S. M. e di quella del suo consiglio, dell’ animo che ha verso gli altri principi del mondo e particolarmente verso questa repubblica. Mi resta ora a dire due parole di me e del segretario, il che farò brevemente. Del segretario, che è messer Alvise de’ Garzoni, posso dir questo con verità, che non ho conosciuto mai niuno più modesto, nè più obbediente ed indefesso nello scrivere, e di miglior giudizio: non perdona nè a fatica, nè a spesa, nè a pericolo, dove conosce poter far servizio alla S. V., ed è stato molti giorni all’esercito, dove non solamente ha patito incomodi grandi, ma ancora pericoli della vita , onde merita la grazia della S. V. e delle Eccelse Signorie Vostre, ed io quanto più posso glielo raccomando. Di me, Serenissimo Principe, parlerò poco, perchè se io volessi dire con quai modi ho cercato di conservar sempre S. M. e quei signori con buon animo verso la S. V., con che studio lio trattata e ridotta a buon termine la pace col Papa , ed in tempo che manco si poteva sperarla, come lio acquietata la cosa della precedenza, quanti ufficj ho fatti per la pace col re di Francia, e come gli ho fatti, e quanto studio ho messo per levar quell’ opinione, che era impressa da’ Fioren-