408 RELAZIONE DI SPAGNA DI MARCANT. DA MULA cosa fin all’acqua, e star alla parola d’ un imbriaco, e dove si vuol far replica cresce sempre il pagamento di più. Certo io non ho fatto boria e pompa, ma l’ordinaria spesa necessaria è stata tale, e non mi pento, perchè io mi credo esser in grazia di Y. S., e questo cresce il mio desiderio, e l’opere vanno in conseguenza nel servizio suo; e quanto sono di miglior core le opere, tanto conosco maggiore la grazia di Y. S., come un circolo che non ha nè principio nè fine tra il buon servizio e la grazia: e molte me ne han fatto le SS. VV. EE., e di questa ultima, che sopra ogni mio merito le si son degnate di farmi (1), ringrazio umilmente ora le SS. VV. EE., e consolo le amaritudini del viaggio e i pericoli della vita scorsi, i mali passi, la mala gente, il fuoco e i danni patiti, la perdita delle robe e i cavalli lasciati addietro; e tutto pazientemente porto, perchè, come ho detto altre volte, le ponno far di me, come fa un maestro d’una figura d’abbaco di un 2 o di un 3, purché un dì di me non sia significato un nulla, eh’ io son vecchio e debole, e faccio più eh’ io non sperai mai: ma sufficit mihi gralia tua Domine, colla quale spero che le SS. VV. EE. non vorranno che chi mette la vita in travaglio e pericolo per obbedirle e ben servirle, vi metta anche tanto del suo proprio per farsi le spese, come ho fatto io: ma non mi è lecito più dirne parola. Il re mi mandò al mio partir una catena d’oro. Questa è di Vostra Serenità, e tutto quel poco eh’ io ho al mondo dee spendersi nel servizio suo; e questo ammontar della catena non arriva già a gran giunta alla metà di quanto ho speso del mio in questo viaggio. Voglio sperar ch’elle non sian mai per mancarmi della grazia loro, alla quale con ogni riverenza mi raccomando. (1) Allude forse alla sua nomina già decretata di ambasciatore a Roma.