DI MARINO CAVALLI 141 il che fu causa poi che, per le instanze di esso Serenissimo di Polonia, a detta figlia vedova, per rispetto di indolcir questo rancore, fusse conceduto il posseder la Transilvania e 1’ Ungheria oltre il Tibisco e il Danubio, che altrimenti non le saria mai stato conceduto. Di questo regno di Polonia, se ben non vi son stato, pur dalli continui negozi che s’hanno avuti con quel paese, e dalli ambasciatori dell’una e dell’altra parte, con li quali ho voluto ragionare ed informarmi assai, ho inteso due cose fra molte altre, che non saranno ingrate a V. S. da intendere. L’una , che quella provincia ancorché abbia titolo di regno, e abbia re ereditario, nondimeno si governa come repubblica, nè il re può deliberar alcuna cosa nè di guerra nè di pace, nè del governo intrinseco del regno, ma il tutto dipende dalli vescovi e Baroni del paese, li quali fin da principio statuirono alcune entrate al re per l’onorevol suo ; ma per la guerra poi si fa provvisione da ognuno con particolare e proprio numero di soldati, da che nasce un infinito amor naturale ed osservanza de’ Poloni verso questo Eccellentissimo Stato, parendo loro che nel governo, se ben nel nome sono differenti, in tutto sia una cosa stessa. La seconda è , che essendo la Polonia , paese debole di sito e d’arte, circondata da Tartari, Moscoviti, Valacchi, Turchi, Ungheri ed Alemanni, si è però così prudentemente, con alcuni con arme, con altri con denari, e con altri con negoziazione e debita reverenza , governata , che con pochi disturbi di guerra se la passano assai sicuri, nè per partili 0 promesse che lor siano state fatte dall’ Imperatore e dal Re hanno mai voluto dar orecchio a pigliar l’armi contro 1 Turchi da alquanti anni in qua, e credo che in questo proposito, vedendo che lor torna bene , continueranno per molti anni ; e certo al mio giudicio non è minor laude di quella nazione in tempi così turbolenti e travagliosi sapersi mantenere in pace, di quello sia stato per il passato aver