182 RELAZIONE DI CARLO V. io considererò le forze di tutta la provincia, dirò il numero e qualità sua, e così ancora delle genti da cavallo. Alcune di esse terre sono state fatte libere per diverse cose operate in servizio degl’Imperadori ; altre per denari dati a’ Principi che le possedevano ; parte si sono alienate per non tollerare le tirannie de’ Signori. La forma del governo loro è di stato popolare; ma in molte si veggono diversità nelle condizioni, numero e autorità delle persone, nei modi, tempi e nomi de’magistrati. Nei consigli di Stato non si vede giudiziosa definizione ; solo hanno diligentissima cura di conservar la libertà, e per questo fanno delle leghe insieme e con alcun principe interessato. E quanto a’ magistrati e consigli di giustizia, non vanno con li debiti mezzi alle espedizioni delle cause civili e criminali ; e per la diversità degli asprissimi tormenti e morti che danno, sariano reputati non solamente austeri, ma crudeli, se non si scusassero dicendo che i delinquenti della loro nazione non temono la morte, ma la qualità della morte. Ogni città, oltre il governarsi con le leggi che vengono fatte nelle Diete, si regge con li Statuti particolari, e in mancamento di quelli ricorrono alle leggi comuni, da quelli di Sassonia in fuori, li quali pretendono avere Statuti sì buoni, che in nulla abbino bisogno del-1’ aiuto delle leggi civili ; e i regni di Danimarca e Polonia con quelli pure si reggono. Del culto della religione, che è la parte principale, poco dirò, essendo molto noto che diverse sono le sette : la maggiore è de’ Luterani ; poi vi sono gli Zuingliani, i Cecolam-padiani, li Ussiti, li Anabattisti, li Adamiti, i Taboriti, li Soiarii e li Abbandonati; la maggior parte delle quali sette è venuta di Boemia, dove, se fussero tutte perdute, tutte si troverebbono. Delle dieci parti della popolazione le sette sono de’luterani, due dell’altre opinioni, e una de’cattolici, i quali sono nel parlar animosi dove non veggono soperchie-