DI MARINO CAVALLI 119 Lintz, e per un bel principio d’allegrezze , o per dir meglio per augurio delli sinistri successi, quella terra si bruciò quasi tutta, il che fu causa di far tornar la M. S. più presto a Vienna che forse non avria fatto ; e la serenissima regina , la quale quanto può segue sempre il re, ci andò anco lei. Avendosi risentita la maestà del re della perdila di Marano quanto fece (1), deliberò in Spira di recuperarlo, e poiché vide che per legni armati non si poteva servire di Vostra Serenilà, nè del Pontefice, che gagliardamente aveva tentato, scrisse aU’Imperatore (2) che di Puglia o di Sicilia lo provvedesse di alcuni navigli ; e fu allora che il Tirolo si offerse di dargli buon numero di gente pagata per questa impresa. Il conte Filippo Torniello e il signor Sforza Pallavicino con 500 cavalli leggieri dovevano ancor loro andar all’ impresa, sì come da Spira fu scritto. E cominciando questi navigli di Sicilia a venir in Golfo al fin d’aprile, V. S. mi commise che io distogliessi S. M. a muover uomini e armi in quella parte di Marano; e così instai dicendo che la maestà sua doveva ben considerare, che avendo dato così bel principio e ordine per la guerra di Ungheria, la non doveva da sè stessa divertir le forze, anzi che se da altri fosse astretta a ciò fare , la doveva far ogni cosa per non dividerle; che se si guadagnava l’Ungheria , Marano cadeva da sè senza difficoltà alcuna , ma che se alle provvisioni dell’esercito imperiale si mancava in cosa alcuna, o del numero delle genti promesse, o de’pagamenti, o delle munizioni, come pigliando la guerra di Marano era necessario che seguisse, lei medesima saria stata cagione di far andar in sinistro ogni cosa; e se la si voleva ricordare , niun principe si è veduto da molti anni in qua che (1) Veggasi più addietro la nota a pag. lOii. (2) Allora tornalo dalla stia infelici1 spedizione di Algeri.