284 RELAZIONE DI FILIPPO II. debole consiglio fosse questo per la poca loro esperienza e valore, aggiunse al signor Gio. Battista Castaldo buona provvisione con altri favori, perchè si contentasse prestare il suo consiglio nell’ occorrenze : ma stando esso Castaldo spesso indisposto, dal suo consiglio pochi frutti possono provenire. Delle qualità del governatore, che è il cardinal di Trento (1), per essere notissimo, questo solo dirò, che mentre che io era nella corte si ragionava il re contentarsi molto per due cagioni di Sua Signoria Reverendissima; 1’una, per aver saputo con maniere efficaci e amorevoli così bene accarezzar diversi, che ha tratto quella maggior somma di danari estraordinarj che si potesse credere, ed accresciute 1’entrate ordinarie; 1’ altra, che molti già inclinati alle cose di Francia sono stati ridotti a sperar onori ed utili da S. M. Cattolica, la quale ho inteso alle volte dolersi che esso cardinale abbia troppo dell’ interessato e pigli autorità maggiore che non gli converria, e che faccia troppo pubblica professione d’ odiare la nazione Spagnuola, e gli vien apposto ancora di essere occulto inimico del marchese di Pescara, amato da Sua Maestà Cattolica tanto che poco più potria essere (2). Del qual marchese (3) non posso dir cosa alcuna alla Serenità Vostra, eh’ ella meglio di me non la sappia, avendo avuti sì spessi avvisi de’ suoi andamenti e progressi nella presente guerra; ma in somma vien detto che imita il marchese suo padre, non in quelle gran parti eh’ egli aveva, ma nelle men lodevoli. È accusato di esser misero, e far solo (1) Il celebre Cristoforo Marlruzzi, succeduto nel 1556 in quel governo al duca d’Àlba spedito còli’esercito contro i Francesi in Piemonte, poi contro il Papa. (2) Ond’è che dopo venti mesi di governo il Madruzzi rinunziò la carica. (3) Francesco d’Avalos, Aglio d’Alfonso, e nipote del famoso Ferdinando di Pescara, delatore della congiura del Morone. Quegli del quale presente-mente parla la Relazione fu valent’uomo di guerra, come tutti della sua casa, e nel 1560 fu assunto alla dignità di governatore del Milanese.