RELAZIONE DI FRANCIA madre, che fu di quella casa , e maritata col patto che l’erede pigliasse il nome di quella. La qual casa quest’anno con la morte del Vidame di Ghartres è estinta del tutto il). È uomo il re di quarantaquattro in quarantacinque anni , che comincia a far grigia la barba, d’assai buona presenza, e molto miglior assai de’fratelli, che sono piccoli e mal falli, dove lui è di statura più che comune, disposto e gagliardissimo, riputato sempre, per l’ardire e per il cuore che mostrava nella guerra, molto miglior soldato che capitano, massime per esser generale, non ostante che si tenga fra li principali capitani del regno, e che non cedesse punto nè al Contestabile nè a monsignor di Guisa. È umanissimo principe indifferentemente con ognuno, senza niente di fumo, con un procedere libero e aperto, alla francese. È liberalissimo, rispetto a quello che ha, e talmente largo che non ha mai niente, anzi è sempre in debito. Con le quali due parti, dell’umanità e liberalità, si è acquistato infinita grazia con ognuno, massime con li nobili, dalli quali è amato in estremo. Ed è riputato di buon ingegno, e d’assai buon discorso quanto alle parole; però quanto alle azioni è riputato vano, inconsiderato e incostante; con poco fondamento d’intraprender grandi imprese, e di eseguir li spiriti alti che ha. Fin qui è stato tenuto non solo per sospetto , ma per alienato nella religione, come quello che s’era lasciato indurre a lasciar la messa, e accettar tutti li riti di Gine- (1) L’antico regno