DI MARINO CAVALLI 105 della occupazione e presa di Marano (1), la qual dolse ed accese sì il re e tutte le persone di quella Corte, che ognuno era malissimo disposto verso questo Ecc. Stato, credendosi certo che fosse cosa almeno consultata con Vostra Serenità, se non fatta per lei. Io in Vienna mi trovai più d’una fiata confuso, non avendo avuto informazione da V. S.; mi bisognava parlar sopra quello che lì si diceva, e ritrovar ragioni per persuader a gente, che per natura sua è molto mal disposta, quello che nè io sapevo nè loro volevano intendere. Deliberai prima trattar con S. M., con la quale, per quel poco tempo che ero stato alla Corte, mi avevo acquistato non so che di nome di veridico e schietto negoziatore, e io avevo conosciuto lui principe a cui potevo liberamente con ragione parlare ogni cosa. E così feci seco quell’officio, che allora scrissi a Vostra Serenità, la qual poi si degnò di farmi intendere che era stato gratissimo e molto conforme all’ intenzione e voler suo. Una ragione fra 1’ altre diceva il re, alla quale pensava che non si potesse rispondere; ed era, che non potendosi negare che la gente che avea (1) La fortezza (li Marano Del Friuli, perduta dai Veneziani durante le guerre della lega di Cambrai, era rimasta all’ Imperatore Massimiliano, dal quale passò colla eredità di casa d’Austria a Ferdinando. Ora accadde chi: nel 1542 Piero Strozzi la occupasse per sorpresa con una mano di gente raccolta nel Veneto, onde i lamenti di Ferdinando , che qui vengono esposli dal Cavalli. Lo Strozzi indi a non molto minacciato d’ assedio dichiarò che piuttosto che rendere la piazza all’Austria, l’avrebbe ceduta ai Turchi. 1 Veneziani atterriti per tale minaccia risolverono, per quanto la cosa fosse poco legale, di comprarla, come fecero, per 35,000 ducali dallo Strozzi. Promosse allora Ferdinando nuova querela, chiedendo almeno una indennità di 75,000 ducati. Il Senato avrebbe volentieri raffermalo l’acquisto con quel sacrifizio; ma voleva in pari tempo por modo ad altre vertenze di confine dell’ Istria e del Friuli. Era una matassa molto intricala, nò si potè venire a soluzione. Bensì rimase di fallo la fortezza ai Veneziani, che è quanto va gheggiavano fin dal principio dell’ impresa di Piero Strozzi. Intorno questa lunga quislione veggasi la Relazione Contarini, Ser. I. Tom. I, pag. 460 e segg. (dove per errore tipografico 6 stato scrino Murano in luogo di Marano), non che altre successive Relazioni. Voi. Vili. H