DI GIACOMO SORANZO 37 » , Serenità Vostra , non resterò di dire alcune cose. Egli era bellissimo di corpo e non meno di animo, e nel tempo che fu governato sotto la tutela del duca di Somerset suo zio, attese agli studj delle lettere, nelle quali fece sì buon frutto, che ad ognuno parve cosa maravigliosa, non solamente nelle latine ma anche nelle greche. Ma dopo che si mutò il go-vernamento del duca di Somerset (in quello del conte di Warwick poi duca di Norlhumberland ), siccome questi era d’animo e di professione militare, così fece mutar anco gli studj al re, facendogli insegnare a cavalcare, maneggiar armi e simili esercizi, tanto che in breve tempo S. M. si ■cominciò ad armare e correre delle lande, e maneggiar cavalli, dilettandosi molto di tutte le sorte di esercizi : tirava l’arco, giuocava alla palla, andava a caccia, e altre cose simili faceva indefessamente, sebbene non intermise mai gli studj delle lettere; con il che il Duca si mise molto innanzi nella sua grazia, e per possederla ben completamente non solo faceva fare qualche spettacolo per dargli piacere, ma gli diede libertà di danari, facendolo tesoriere suo proprio, e lo esortava a donare e a farsi conoscere per re. Ma quello che importava più, voleva che fosse obbedito ¡senza dilazione; ma S. M. siccome dimostrava segni di molta soddisfazione di questo procedere del Duca, così essendo di natura mirabile, non volle mai far cosa alcuna nè di grazia nè di giustizia senza il parere del suo Consiglio. Con il che si aquistò tanto la grazia dei suoi consiglieri e di tutti li suoi sudditi insieme, che non si troverebbe forse esempio di altro Re di quell’età, che fosse più amato ed in maggior aspettazione di quello che era S. M. Solo l’ostinata sua volontà nella eresia denigrava tale sua lode, sebben anco di questo si può escusare, non avendo avuti altri precetti che di quella opinione. Ma nel tempo appunto che si cominciava a sperare che S. M. cominciasse ad operare da sè, gli sopravenne l’anno passato una indisposizione, la quale assai