Essendo obbligalo per commissione della Serenità Vostra (1) e per debito mio dar conto alle VV. EE. SS. di tutta la legazion mia, che è stala di mesi ventisette, ed essendo in questo tempo occorse tante Diete, negoziazioni ed esecuzioni quante forse mai da ventisette anni in qua ne siano state fatte, mi sforzerò, resecando il superfluo, non lasciando però alcuna cosa degna di cognizione, esser per quanto mi sarà possibile breve e risoluto. E se bene, come era debito mio, mi ricordo aver scritto minutamente ogni cosa, non ho potuto però allora avvisar quello che più importava sapere, cioè le cause, li consigli, con che intenzione e con che mezzi siano state fatte le cose, e che fine abbino avuto ; il che a giudizio mio non è di minor importanza a intendere, nè di minore utilità sarà al prudentissimo governo di questo Serenissimo Dominio, quando sia da trattar cosa alcuna con la Germania, ovvero di quelle parti s’abbia a far giudicio di quello che sia stato. E come che il conoscer queste circostanze e queste minuzie sia del pari cosa tediosa e di molta fatica, e alcuni credino che delle cose d’ altri basti saper alcuna generalità, contuttociò io credo che solo l’intender distinta e particolarmente con (1) Pietro Lando doge.