DI PAOLO TIEPOLO 173 scierie, le quali in tutto sono state maggiori dell’ordinario, in quanto ho avuto più occasione di farle , perchè non è restato luogo nel quale S. M. a qualche tempo soglia andare, che nel mio non ci sia stata; però oltra molti lunghissimi viaggi per terra, due volte mi è convenuto fare la navigazione del Reno e del Danubio, e mi sono ritrovato a due Diete d’impero, a due di Roemia, a due d’Ungheria, ad una del contado di Tirolo e a molte d’Austria, quasi sempre nella frequenza di molti principi e signori della Germania e di tutti questi regni; onde oltre tutte le spese che avevo fatto da principio, rii’ è convenuto rivestire la famiglia per la morte della madre del re (1). Potrei appresso render conto delli danni che ho patito de’ cavalli, e di molte altre cose di non piccola importanza, delli incomodi, travagli e pericoli, che non possono mancare a chi va per il mondo e faccia tanto cammino ; e finalmente è da considerare che un ambasciatore non è da ognuno nella corte conosciuto per il proprio nome, ma per ambasciatore del tal principe; onde l’onorevolezza che usa più appartiene al pubblico che a lui. Potrei adunque con lungo ordine di tutte queste cose parlare alla Serenità Vostra e alle Signorie Vostre Eccellentissime, e narrar delle due figliuole che io ho, alle quali mi conviene pensare di provvedere la dote per maritarle, e dir finalmente della non molta comodità mia e di casa nostra, perchè mio padre mentre che visse, come fedelissimo servitore che era di Vostra Serenità, attese molto più al beneficio ed onore di questo Eccellentissimo Dominio, che a lasciare molta facoltà a noi suoi figliuoli, giudicando che bastasse lasciarci un esempio, il quale noi seguendo, cercassimo farci degni di avere la sua grazia. Ma non essendo io sulficente con tutto quello che io possedo, nè con la vita propria, di pagare il debito che tengo alla Serenità (1) La povera Giovanna di Castiglia della la folle, morta a Tordesillas ne) 1555, essendo già quarantanni che più non usciva dal proprio palazzo.