468 KlCORDI SULLA SPAGNA (inui cambiamenti che vi si osservano. Ogni nuovo ministro è obbligato a conferire impieghi alla clientela che lo portò al potere , e gl’ impiegali che escono, rientrando nella vita privata, conservano ¡1 loro stipendio. Quale enorme peso per il pubblico erario ! Conseguenza necessaria di questa deplorabile condizione morale ed economica è il discredito del Governo nel paese ed all’estero. Infatti i fondi spagnuoli sono sempre a bassissimo saggio e il debito pubblico non è ancora classato , nè regolato; strade ferrate non si intraprendono, rifiutandosi i capitalisti esteri a collocare i capitali in Spagna, malgrado che il Governo si offra di garantirne un minimum d’interesse di sei per.cento. I principali uomini politici della Spagna sono attualmente i signori Mon, Pidal, Narvaez, Sartorius, Concha, Olozaga, Mira-flores, Bravo Murillo, Pezuela, Martínez de la Rosa, Soto Mayor, Isturitz ec. ec. L’effettivo dell’armata di terra è ora di 50mila uomini circa sotto le armi. Costa al pubblico erario 278 milioni di reali, pressoché il quinto del reddito totale del tesoro. La legge di reclutamento obbliga il cittadino ad otto anni di servizio attivo. L’armata presenta una bella tenuta, e dicesi disciplinata. L’artiglieria particolarmente, provvista di un eccellente materiale, conta soldati intrepidi ed istruiti ufficiali. La marina militare è ridotta ad un solo vascello di linea ed a poche fregate. Qual decadenza chi rammenti la grande armada di Filippo II! Tentasi adesso di rialzarla e di accrescerla, e voglionsi riattivare le costruzioni nei cantieri del Ferrol, di Cadice e di Cartagena. Vi si riuscirà? Ne dubito, pensando agli scarsi mezzi della finanza spagnuola, ed alle ingenti somme che reclamano le costruzioni navali, dacché è noto che la spesa di un vascello di linea importa non meno di tre milioni di franchi. Le Cortes nell’anno 1834, sotto il Ministero Mendizabal, privarono il Clero dei suoi beni, che furono dichiarati beni nazionali. Ascendevano ad un’ ingente somma, che fu impiegata a soddisfare i bisogni sempre rinascenti in quei tempi di rivoluzione. Tutti i conventi d’uomini furono chiusi, eccetto quelli delle Scuole Pie e di S. Giovanni di Dio; furono conservati