172 RELAZIONE DEL RE DE’ ROMANI nità Vostra, ho da dirne ogni bene, perciocché egli in questa mia ambascieria si è dimostrato tale, che niuna cosa mi è restata a desiderare in lui. Egli diligente, intelligente, suffi-cente, leale e secreto , ha adempito ogni ufficio del carico suo. Nel praticar in corte si è fatto conoscere pieno di prudenza, di rispetto e d’intelligenza, onde è stato da ciascuno amato e desiderato. Nel conversar in casa si è veduto piacevole e modesto, e verso la mia persona ha fatto sempre ogni dimostrazione d’amore e d’onore, ma nel desiderare e procurare l’utile, 1’ onore e la sodisfazione della Serenità Vostra, non si può trovare il più caldo nè più infiammato; però se la sua presenza mi fa ora andare alquanto riservato nel dire, in ogni luogo farò sempre fede , dove occorrerà, della sua virtù e buoni portamenti, e lo raccomanderò con grand’affetto d’animo alla Serenità Vostra, ritrovandosi egli massimamente in bisogno di essere da lei sovvenuto cosi per le molte spese fatte per potere con quell’onorevolezza che si conveniva comparire nella corte di un re, come per la morte dell’eccellentissimo messer Maffio suo fratello avvocato, che grandemente ha importato a lui e alla casa sua. Nel partir mio dalla Corte mi fece il re donare quella catena, che ho presentata alli piedi della Serenità Vostra , la qual è di minor prezzo assai di quello che sogliono donare gli altri re, perciocché iì re de’ Romani sì come è più povero degli altri re e bisognoso, così ragionevolmente dona manco degli altri. So che ciascuno nel dimandare grazia del presente riportato alla Serenità Vostra e alle Signorie Vostre Eccellentissime è stato solito di commemorare le spese, li travagli e i pericoli patiti in suo servizio; e a me forse, ad imitazione d’altri, saria lecito in questo caso di narrare non solo la spesa grande che l’anno del 49 convenni fare nell’ambascieria di Mantova nel concorso di molti principi, ma ancora le spese per me eccessive di questa legazione, sì come le provano quelli che vanno nell’ amba-