326 RELAZIONE DI FILIPPO II. eia me quel tanto che io aveva potuto intendere e comprendere delle qualità dell’ animo, del governo e delle forze del serenissimo re Filippo, e specialmente delle cose per me trattate di ordine della Serenità Vostra in materia del Pontefice ; e mi fu amorevolissimamente da Sua Magnificenza detto, che sì come trovò esser vere le cose che io le dissi del serenissimo re de’ Romani, così teneva per fermo che dovessero esser quelle del serenissimo re di Spagna, che io gli aveva raccontate ; ed essendo gentiluomo grandemente amatore della sua patria, e di molta dottrina , esperienza ed intelletto in questi maneggi, ha questo Serenissimo Stato da sperarne utile ed onorato servizio, perchè assiduamente s’ affatica e onoratamente vive, e avrà necessità di farlo per mantenere la dignità e autorità della Serenità Vostra ; onde se ella gli è stata cortese in mandarle il dono che ho inteso, benignamente e prudentemente ha fatto, e se farà nell’ avvenire il medesimo lo leverà dall’ angustie, e lo farà, se è possibile, più fervente a servirla. Elessi per segretario mio messer Jeronimo Albino, nel quale ho trovata rara modestia , obbedienza e prudenza in dare esecuzione a tutte le cose, che di tempo in tempo gli erano da me ordinate, sì in sollecitare 1’ espedizione dei negozi ed intendere le nuove, come in fare diversi altri uffìcj che occorrono alla corte ; e in pochi mesi si fece così capace di quello che apparteneva all’ ufficio suo , che delle operazioni e fatiche da lui fatte sono restato ben contento: e se la Serenità Vostra si degnerà, come spero, dargli occasione di servirla, riceverà quel frutto che può venire da un suo pari; e in ogni luogo dove si troverà, ella sia certa che starà da segretario onorevole , e delle cose di questo Serenissimo Stato parlerà come egli conosce che si deve fare. E perchè la povertà, nella quale si trova , è in vero molto grande, a me conviene , come di ciò tanto conoscitore quanto sono delle buone virtù e servizi suoi, far sa-