DI PAOLO TIEPOLO 171 ha da compassionare che da temere ; perchè mentre che da un canto è combattuto da così potente inimico (1), è dall’altro circondato da tanti bisogni e necessità , che nissuna cosa potria egli fare più aliena dal beneficio suo, che procurare danno alcuno contra questa Repubblica. E questo è quanto del re de’ Romani mi è parso conoscere nel tempo che ho seguito S. M.: però mi restano pochissime parole per compimento della Relazione mia. Ho sentilo in quella corte celebrare grandemente il nome di molti miei chiarissimi predecessori, i quali con molta lor laude e con onore di Vostra Serenità sono stati appresso di S. M. E con verità posso affermare che il clarissimo cavaliere Soriano, mio predecessore, è chiamato da ciascuno che lo conosce, dotto, e nelle azioni sue è stimato molto prudente (2). Il clarissimo successore poi (3), in quei pochi giorni che io sono stato seco, ha dimostrato tanti segni di splendidezza e di prudenza, che molto bene si può assicurare che sia per sodisfare compitamente S. M. , e fare con dignità ogni suo buon servizio alla Serenità Vostra, e riportarne gran laude e onore. Altro ambasciatore di principi, che abbia fatto residenza in quella corte, non vi è stato in tempo mio se non il nunzio di Sua Santità, ma ancor esso per pochi mesi, monsignor Delfino vescovo di Lesina, figliuolo che fu del clarissimo messer Andrea, prelato di vivacissimo ingegno , di molta virtù e di grand’ eloquenza , gratissimo al re a alli figliuoli. Del signor Giovanni Stefano Mazza mio segretario, per quella vera relazione che io sono obbligato di fare alla Sere- (1) Cioè il Turco. (2) Ecco l’attestazione da noi allegata nell’Avvertimento, che il Soriano precedette il Tiepolo in coite di Ferdinando. E qui soggiungeremo che in tutti gli altri Codici a noi noti di questa Relazione, generalmente attribuita al Soriano stesso, ne vien taciuto il nome in questo luogo. (3) Leonardo Mocenigo (come abbiam detto nell’Avvertimento), del quale possediamo la Relazione.