DI MARINO CAVALLI 125 cose che era certo di dover avere un bellissimo esercito, trattar per via d’un capitano Nicolezza delli confini di Bosnia, d’aver un salvacondotto dal Signor Turco per potergli mandar un uomo suo a negoziare; ed ebbelo facilmente, con il quale mandò quel Don Tranquillo Andronico da Trau ; e fu questo fatto così opportuno , che se il mandato che aveva fosse stato un poco più mite , o egli avesse rimesso qualche cosa delle dimande gagliarde, esso Andronico avria ottenuto e concluso una onorevol pace; e mi fu affermato che passando costui per li luoghi di Turchia era onorato e ben veduto, e da tutti si pregava Dio che gli desse ventura di far l’accordo. Ma, come ho detto, avendo la commissione ristretta, e le condizioni poco onorevoli per il Signor Turco, non fu operato cosa alcuna. Dal che si comprende, che se il Be con tanta prudenza si avesse contentato di quello che onestamente poteva avere, con quanta seppe elegger l’ordine di mandar il nunzio suo , sarebbe uscito dell’ impresa con sicurezza d’ Ungheria e d’Austria e di tutta la Cristianità. Del progresso e delle operazioni che facesse l’esercito sotto Pest io non ne dirò altro, perchè lo scrissi allora, e per non rinnovar la vergogna di Germania. Il consiglio e il disegno del re era d’impadronirsi per quell’anno di Pest, con la quale, e con quello che sperava d’Ungheria, contava la vernata assediar così Buda, che innanzi Marzo ne fosse stato signore, disperando del tutto per forza nè per assalto poterla aver mai. Ma li due mesi che furono consumati nell’andar da Vienna a Pest, e li disordini nel passar il Danubio a Visgrado, dettero tempo alli nemici, che si fortificarono di sorte che non si fece cosa alcuna, se non certe poche scaramucce. Si aggiunse agli altri disordini che il Generale non sapeva cosa alcuna di guerra: li colonnelli poi non volevano ammetter il parere delli Italiani nè delli Ungheri; onde la batteria fu disordinatamente fatta, e li lanzechenecchi non si potevano cavar dalle taverne, e quelli