138 RELAZIONE DEL HE DE’ROMANI la vidi tutta allegra e ben disposta, gliene feci come una predica gentile, mostrando di quanto interesse fosse alla sua giustizia, che essendo stata fatta superarbitro da Y. S., volesse consentir che si commettessero tante ritenzioni di beni de’particolari, che per ogni dovere erano stati per sentenza aggiudicati al loro possessore, tanto più che da questa violenza S. M. non ne traeva utile alcuno, perchè l’entrate e frutti di questi beni non andavano al suo fisco, ma in borsa di suoi privati sudditi ingrati, narrandole io anco alquante delle operazioni di questi signorotti vicini a V. S., che forse prima non le aveva tanto intese nè tanto credule. Credo che queste parole mie, e qualche altra cosa appresso movesse il re, il quale deliberò provveder ad un tratto ad ognuna delle dimande col mandar qui suoi Commissari a terminar le differenze che restavano per esecuzione della sentenza di Trento; da che ne è poi successa la total espedizione, polla quale e li oratori di V. S. e lei e il re saranno liberi da infinite molestie, e li sudditi di questo Eccellentissimo Dominio avranno ricuperati in diversi luoghi forse venti mila scudi di entrata all’ anno, che andavano a male. Quello che nella Dieta di Norimberga si facesse, sì per esser stato poco più che niente, come perchè è cosa recente , e che per me fu minutamente scritto a Y. S. ogni particolare negoziazione , non replicherò altrimenti ; ma si videro li animi e voleri de’ Protestanti molto diversi e contrari a quello che furono in Spira; di modo che se ben ivi fusse stata conceduta e la pace perpetua e la riformazione della Camera Imperiale, come loro dimandavano, trovarono tant’altre petizioni, e tanto impossibili, da scusarsi per esse, non le potendo ottenere, di non dar li aiuti contro a’Turchi. E se ben nel negoziare si usasse ogn’arte per disunirli, e che infatti si guadagnasse qualche città e principe, quelli però della lega Smalcaldica, che sono li lini Luterani, stettero sempre uniti; ed è stalo giudicato che il