6 RELAZIONE D’ INGHILTERRA ducati venticinque mila, maritato nella sorella di Monsignor di Lungavilla : in somma egli è gran Principe, e grandemente amato dai sudditi suoi, li quali tanto più volentieri vivono sotto 1’ ombra sua, quanto manco degli altri sono angariati. Lasciata la Savoja, mi trasferii a Lione, città tanto famosa e mercantile quanto ogn’ altra, e poi a Montargis, donde spacciai un corriero a Melone (Melun) con mie lettere all’ Eccellentiss. Giustiniano , oratore di V. S. appresso S. M. Cristianissima, per intender la commissione mia d’Inghilterra; al ritorno del quale io l’ebbi colle lettere di Y. S., per le quali mi era commesso che avanti la partita mia di Francia dovessi inchinarmi a S. M. Cristianissima, e salutare li Principi del Regno. Per la qual cosa come ubbidientissimo servitore di V. S., in osservanza de’ mandati suoi, ripresi il cammino verso Melone per essere insieme col Cla-rissimo Giustiniano, al quale di ciò a pieno ragionato, ci risolvessimo di prima mandare il segretario Canali alla Corte, che era in Fontanableò sul dilettevole spasso della solita sua cacciagione tra boschi e fiere ; il quale abboccatosi col Gran Maestro, ed espostoli la causa della venuta, gli rispose quegli qualmente S. M. di corto sarebbe a Parigi, dove rimetteva l’udienza mia fermamente. In Parigi adunque a S. M. Cristianissima introdotto, e fattogli quella debita riverenza che a tanta Corona si conviene, con la maggior efficacia che la natura mi ajutò, apersi l’intrinseco del cuore di V. S. e della Repubblica nostra verso S. M. Cristianissima , dalla quale mi fu, oltre le grate accoglienze , con grand’ amorevolezza di parlare corrisposto ; dicendomi, che in fatto conosceva la fraterna amorevolezza di questo Dominio, e come quegli che in tutte le richieste era restato a pieno satisfatto, gli rimaneva di continuo obbligatissimo; soggiungendo che se Cesare non discenderà alle oneste condizioni della pace, seguirebbe la guerra