370 RELAZIONE DI SAVOIA .so questa Serenissima Repubblica ; il che spero non solo di poter fare, sebben sia cosa involuta sotto tante coperte, ma di farlo anco di maniera che, senza partirmi dall’ officio d’ambasciatore , che è di essere ¡strumento di buona intelligenza, supplisca anche all’ obbligo di ministro, che è di far sapere al suo principe il tutto con ogni verità. E perchè possa la S. V. più chiaramente conoscerla, ed io più distintamente rappresentargliela , valendomi anche in questo della via tenuta nel resto, considererò questo principe e assolutamente in sè stesso , e congiunto con gli Spagnoli. Chi considera il sig. duca di Savoia in sè stesso assolutamente e quanto alla propria interna e naturai sua disposizione ( che posso anco chiamare non solo ereditaria , ma fatale, per essere passata di mano in mano ed accresciuta per così lunga successione ) non si può certamente desiderare nè migliore , nè più viva , nè accompagnala da maggior osservanza e riverenza verso questa Serenissima Repubblica, della quale fa professione d’esser non solo membro e particolar gentiluomo , ma obbediente figliuolo ed ossequente servitore, nè è punto immutata da quella che i suoi predecessori hanno così patentemente esercitata e così espressamente dichiarala in tante occasioni verso questo Serenissimo Dominio. Chi considera poi questo principe unito con gli Spagnuoli, i quali, non trovando il miglior modo di dominare che il dividere, hanno con perpetui officj procurato di separarlo da tutte le altre intelligenze, e particolarmente da quella della S. V., pare che, espugnato da continuate male impressioni, abbia convenuto qualche volta deporre questa sua naturai confidenza e credere a quello che gli persuadevano , che V. S. fosse unita e congiunta in ogni più stretta lega e intelligenza con la corona di Francia , che prestasse danari a Laodighiera , che favorisse tutte le cose di S. M. e disfavorisse quelle di S. A., e che per rispetto del marchesato di Saluzzo procurasse ancora di interrompere ed impedire la conclusione della pace. Per questo era poi la casa della S. V. (1) tenuta per sospetta , chi 1’ usava in poca grazia , e chi la frequentava in diffidenza , e all’ ambasciatore suo si cercava tener il tutto uascosto. È vero che quand’ io mi trovavo con l’A. S., e che (I) Cioè l'abitazione dell’ ambasciatole in Torino.