Serenissimo Principe, Signori Eccellentissimi, essendo andati noi, d’ ordine di Vostra Serenità, alla legazione nostra a Sua Maestà Imperiale, ed avendo fornito quanto da Vostra Serenità n’era stato imposto; ritornati alla patria, siamo venuti a darle conto di quanto per noi nella presente legazione è stato negoziato. Partimmo di qua li 25 agosto passato, c con la maggior diligenza possibile sollecitando il nostro cammino, giungessimo a Vienna alli 14 del passato, incontrati solo dalla corte del nostro Ambasciatore residente presso Sua Maestà (1). Alli 18 andammo all’udienza di S. M., e fummo levati di casa e accompagnati dal Marchese di Brandemburgo ed altri. Giunti a S. M. e presentate le lettere credenziali, fumino benignamente ricevuti, ed esponemmo con orazione latina la causa della nostra andata, e 1’ allegrezza che V. S. aveva sentito e sentiva dell’esaltazione di S. M. all’Imperio; il che fu detto dal clarissimo Navagero mio collega con tanta veemenza ed abbondanza di dire, che di gran lunga superò l’aspettazione , e fece stupire ognuno. Finita 1’ orazione , S. M. fece rispondere a nome suo dal vescovo di Strigonia , suo consigliero, pur latinamente; il quale (sì come anco sempre ragionando suol dire S. M.) in nome di esso Imperatore s’estese assai in mostrare che quel carico lui non lo desiderò mai, e che mal volentieri lo aveva accettato , e non per altro che per ubbidire all’ imperator Carlo suo fratello e signore ; poi rin- (I) Leonardo Moecnigo, del quale abbiamo dala la Relazione nel Tomo VI della Serie I. Del non aver avulo maggiore incontro di ragione più innanzi.