316 RELAZIONE DI NAPOLI avria interposto mille impedimenti. Di che essendo ancora certa la città, ispedì furtivamente il signor Gioan Girolamo Mormillo, il quale stette quattr’ anni in corte prima che potesse aver udienza dalla Maestà Sua, nè fece frutto alcuno. Oltre i sopradetti cinque seggi, che anco, come s’è detto , sono chiamati piazze, s’aggiunge la sesta detta del popolo. Avvegnaché conoscendo la nobiltà dalle rivolte passate quanto importava aver il popolo favorevole e benaffetto, poich’esso per natura è insolente, e per accidente sempre disgustato, permise che s’erigesse la detta sesta piazza del popolo , la quale in poco spazio di tempo crescendo in qualche estimazione presso i re, e particolarmente presso Alfonso I, e dopo presso Ferdinando il Cattolico, che le concesse quella piena autorità che oggidì gode, fu ammessa nel governo della città, restando però sempre l’ultima a dire il suo parere, e priva affatto di sindaco e d’ambasciatore. -Questa piazza ha per suo capo uno chiamato l’eletto del popolo, nominato dai 36 capitani popolari, i quali mandano in scritto al viceré cinque soggetti , e S. E. conferma quello eh’ essa stima destro ed intelligente per quel carico molto importante e pericoloso, perchè per minimo disgusto corre rischio dell’ indignazione del popolo e della rivolta della città, come si vide l’anno 1585 dello Starace (1). Dalla sopradetta nobiltà, e dai sopradetti seggi, nasce il corpo, per la maggior parte, dei 213 titolati del regno, che sono 25 principi, 41 duchi, 75 marchesi e 72 conti. Yi sono inoltre baroni 600, tra’ quali hanno questo titolo alcune signore , alcuni arcivescovi, vescovi e abbati che possiedono baronie. Di questi titolati alcuni sono signori naturali, i quali godono la dignità per eredità de’loro maggiori benemeriti della corona di Napoli ; altri sono cavalieri, che per ser-vizj prestati all’ imperatore Carlo V e al presente re hanno ricevuto gratis la mercede del titolo ; altri sono nobili, che (1) Gioan Vincenzo Starace eletto del popolo, per non aver potuto provvedere alla carestia del grano, venuto in sospetto del popolo, fu da questo barbaramente messo a morte e saccheggiata la sua casa. Il miserevole caso , e la terribile punizione inflitta poi ai colpevoli, c narrato dal Summontc nell’ultimo capitolo del-1’ 11 istoria della città e regno di Napoli, T. VI, p. 197 e segg.