17G RELAZIONE DI FRANCIA quest’ anco era tanto maggiore, quanto alla loro cura non era una parte sola di una provincia, ma tutte l’entrate della corona ; i quali con restringer la mano verso i poveri creditori aprivano a sè stessi la strada di comperare essi i crediti con quei vantaggi che ho detto di sopra ; in modo che se il re «pendeva cinque milioni d’oro l’anno, essi ne avanzavano quattro, e questi non sono paradossi. Per queste vie si dà un’ infinita mala contentezza ai sudditi e alla nobiltà, si mangia il tesoro della corona, si leva al re il modo di premiare i suoi buoni servitori, ed esso resta in una perpetua miseria e necessità. Vien poi da questo, che quando uno disegna di dimandare per aver in effetto da S. M. dieci mila scudi, supplica per cinquanta mila, perchè fa il suo conto che quaranta mila devono restar in mano di questi ministri ; e per il proceder loro, dove il re spenderia venti, è tenuto dar cento, e così la corona si è trovata e si trova spesso in gran mancamento. E vero che questa forma di procedere l’hanno da principio imparata dai nostri mercatanti italiani , che sono a quella corte, ma il discepolo ha poi superato il maestro. A questi partiti poi tengono mano i cancellieri, soprain-tendenti, intendenti, tesorieri, contisti ed altri, che ne hanno cura, e tutti in Guc partecipano e rubano, e con sì grandi infedeltà hanno ridotto il regno nello stato che ho già discorso ; perchè essendo per tali vie levato al re il modo di potersi difendere, se ha voluto sostentarsi, gli è convenuto metter nuove gravezze ed imposizioni, e tutto in line ridonda a rovina del regno e dei poveri sudditi, e a comodo e ricchezza dei tristi, che mangiano e scorticano per ogni verso. Una cosa sola dirò per siggillare il parlar di questi che trattano e maneggiano le entrate della corona ; che fu fatto un conto, che dalla morte del re Enrico II, per i treni’anni che succederono fino a quella di Enrico III (1), calcolando quello eh’ era venuto in borsa del re, e quello eh’ era stato sborsato dal popolo e dagli ecclesiastici, erano restati in corpo di queste spugne 175 milioni d’oro e più, che sono intorno, o poco I) Dal 1559 al 15589.