DI PIETRO DIODO. 1598. 151 alienato un membro così nobile e tanto importante della corona , come per rispetto dei principi italiani suoi amici, i quali quando si fossero veduti abbandonati per questo verso, e serrata questa sola porta per la quale potevano in caso dei loro bisogni sperare aiuto, convenivano per necessità pensar d’accomodarsi col re di Spagna. E sebbene affermasse costante-mente il Rochetta al re, presente il contestabile , i signori di Bellievre, di Villeroy e di Sillery, c a tutti a parte anco più d’una volta, e a quante persone principali erano in corte allora , la riserva non farsi ad altro fine che per i rispetti sopra narrati, e che nel resto si saria contentato il duca di tener il marchesato in feudo dalla corona , e di serrar il passo della Savoia a’Spagnuoli e tenerlo aperto a’Francesi, anzi, di più, di muover l’armi contro di loro ; non potè in fine ottener altro dal re se non che S. M. si contentava di lasciar in feudo il marchesato al duca, sotto quelle condizioni però che erano state proposte da lui; perchè in questo modo restava non solo salva la sua dignità, e levato il genero al re di Spagna (e questo era particolar concetto di Sancy ) (1), ma anco salvava il rispetto dei principi italiani, perchè sempre saria stata aperta quella porta a loro beneplacito. Con questa risoluzione si partì il Rochetta , e con promissione del re che dietro gli saria stato mandalo il signor di Sillery per abboccarsi con S. A. e venire alla conclusione dell’accordo ; il quale, con il maresciallo di Birone , fu allora deputato per ricever la promessa dal duca in quel modo eh’ era stato promesso dal Rochetta alla Fera, e dagli altri ministri di S. A. a Bourgoin. Questo servì anco all’ intenzione del re, perchè si venne a nuova prorogazione di tregue, che gli diede più comodità di veder chiaro negl’ interessi dei suoi affari. Così passò il negozio, e si licenziò con questo concetto il Rochetta. Ma non così presto fu partito , che arrivò al re la nuova della ricuperazione di Marsiglia (2), e che già Epernon e Giojosa (1) Carlo Emraanucle aveva sposata Calcrina secondogcnila di Filippo II, viva ancora all’epoca di queste trattative, ma da pochi mesi defunta all’epoca di quesla relazione. (2) Ciò fu nel febbrajo 1596.