DI PIETRO DIODO. 1598. 173 dico già che non ve ne possa essere qualcuno di buono, ina certo nel generale è comune opinione che siano pochissimi, perchè in capo di quattro o cinque anni fanno facoltà, comperano case, terreni e giurisdizioni, cose che non polriano fare già se si contentassero di quel solo che per legge è stato loro limitato. Francesco 1 vide questo disordine, e come il suo veniva mal amministrato per esser maneggiato da tanti (i quali però non erano in così gran numero coinè sono stati dopo ), e ordinò che tutti i denari, eccetto quelli delle partite causali, senza passare per mano dei tesorieri e generali delle finanze, fossero dai ricevitori generali delle provincie portati al Louvre, e consegnati in mano del tesoriere dell’ espargne, dove in line devono colare tutte le entrate della corona. Ma quest’ ordine ha anch’ esso giovato poco, perchè non portando essi mai il denaro, se non battute intieramente tutte le spese dalle quali è caricato il loro ufficio, commettono di quelle cose che ben posson essere comprese dalla prudenza dell’EE. VV. ; e tra i molti delitti questo è uno, che non pagando essi mai alcuno, sotto pretesto che non vi siano denari nella loro ricetta, mettono per questa via in necessità i poveri creditori, che hanno bisogno di servirsi del loro, di vender o ad essi o ad altri sostituti loro i medesimi crediti a prezzi bassissimi, cd essi poi in un subito si rimborsano d’ogni cosa in contanti di quelli del re , facendosi però dai particolari far dei ricevi come se avessero avuto il tutto. 11 re previde l’anno 96 questo disordine , onde fece un editto, che i ricevitori dovessero dar un conto dal 1570 fino al 1594, e verificar appresso tutte le partite del denaro che attualmente hanno sborsato, proibendo affatto che per l’avvenire si potessero saldar più conti con ricevi de’ particolari ; che se si osserverà , sarà ai sudditi di un gran comodo e a S. M. di un segnalatissimo benefizio, perchè quando saranno certi i particolari di aver prontamente il loro pagamento, saranno anco più facili ad accomodar in tempo delle sue necessità la corona, e con maggior di lei avvantaggio ; che quando il principe conserva il credito, sebbene non ha denari, si può dir ricco, ma il non averne, e