414 SECONDA RELAZIONE DJ COSTANTINOPOLI ciò che avesse spirito e vigore. Talché di male in peggio tuttavia s’intricava il negozio, con travaglio non poco del bassa, che pure desiderava ultimarlo ; e ne parlò in una udienza meco, tutto travagliato e persino con le lacrime agli occhi, pregandomi che io avessi cara la sua testa. Ma poiché vide che non poteva terminarlo nel modo che prima disegnava, si voltò a tentare se col mortificare i rumori sparsi, egli potesse ridurlo a qualche fine onesto col beneficio del tempo. E se le cose fossero state trattate secondo i debili e convenienti modi, forse che la Serenità Vostra ne sentirebbe maggior beneficio di quello che vien giudicato da molti ; perché quella parte de’confini, che questi ministri aggiungerebbero alla già restituita, che per opinion mia non sarebbe poca (1), potria anco crescere con il vivo negozio accompagnato da quei mezzi eh’ ella sa. Nella qual cosa sia pur sicurissima che é più che necessaria l’opera di Rabi Salomone ; e la sua venuta qui è stata tenuta da me , e la tengo , di sommo beneficio alle cose nostre, se noi però non vorremo volontariamente privarcene , valendoci di lui così poco come finora abbiam fatto , sebbene più volte io non ho mancato di raccomandarlo, senza però essere stato inteso. Il Signore Iddio faccia che altri s’intenda meglio di me. Quanto al negozio dell’offerta fattaci delle forze Turche-sche , io non so qual cosa possa essere di maggior riputazione a questo Serenissimo Dominio quanto offerta tale, e a me non danno molestia alcuna quei tanti rispetti che alcuni vanno aggiungendo. E quanto al rispetto del Serenissimo re Cattolico, con qual modo può la Serenità Vostra dimostrare di conservarsi in maggior riverenza e più grato animo verso Sua Maestà, quanto con questa occasione, non accettando l’offerta fattaci dal Turco? Quanto poi che io avessi dovuto impedire la venuta di Rabi Salomone qui, e rifiutare la sua compagnia , chi é quello che non conosca che questo non era in potestà mia, e che il mostrargli ingratitudine, e farlo nemico a questo Stato, era (1) Non ebbero in falli i Veneziani a palire al tra perdila di confini che il so-pradetlo castello di Sepolò.