DI PIETRO DIODO. 15i)8. 171 gno, tutto è ridotto in oflìcj, talché sino i facchini, se vogliono fare il loro esercizio, bisogna che comprino l’autorità di poterlo esercitare, nè vi è cosi vile e sordido mestiere che non sia a questa condizione ; il che causa tutte quelle perniciose e pessime conseguenze , delle quali ho discorso di sopra , e che I’ EE. YV. possono molto meglio con la loro singoiar prudenza escogitare, eh’ io con la mia debolezza esprimere. Per questa quantità così grande d’entrate regie accresciute e moltiplicate per tanti versi, sono anco stati cretti nuovi magistrati ed ofliciali per riscoterle e per aggiudicarle, i quali se non passassero il bisogno che s’ ha di loro, saria cosa pur sopportabile ; ma essendosi anco questi eretti in officio, per cavarne l’utile, sono diventati infiniti. Al tempo del re Giovanni, figliuolo del re Filippo di Valois, il quale visse nel 1350, non erano in tutto il regno che tre tesorieri generali delle finanze, i quali avessero cura dell’entrate della corona o di provvedere alle spese necessarie ; ma dopo, col crescere dello stato, vennero anche crescendo le generalità , e dove prima un solo tesoriere bastava ad una generalità, accrebbero per ciascuna fino a dieci. Erano al tempo del re Enrico II e Carlo IX diciassette generalità divise per le provincie, che sono come camere del regno dove si riscuote il denaro del re e si maneggiano le entrate della corona; Parigi, Chalons, Amicns, Caen, Roano, Bourges, Tours, Poitiers , Riom , Ren-nes , Bordeaux , Tolosa , Montpellier , Aix , Grenoble, Lion e Dijon. Dopo, il re Enrico III ne fece tre altre, a Orleans, Limoges e Moulins, che in tutto erano 20 ; e la presente Maestà, per trovar denari da poter soddisfare alla promessa che aveva fatta al signor duca d’Umena, diviso quella di Parigi, facendone una a Soissons, della quale ne cavò Sua Eccellenza forse 100,000 scudi ; e sono così arrivate allo 21 , che in tutto comprendono 210 tesorieri generali, oltre ad altri molti che con qheslo nome di tesorieri esercitano diverse cariche e autorità, più introdotti per cavar denari dai loro officj, che per bisogno che si abbia di loro. Questi poi hanno sotto di sè, che si dicono eletti, ricevitori generali c particolari, collettori, assicuratori, commissarj, sergenti, con-