DI TOMMASO CONTARIM. 1588. 295 duca per il regno di Napoli e per le piazze marittime ; vede che per conservazione delle cose sue è necessaria la quiete d’Italia , e sa che la medesima è desiderata da questa Repubblica ; onde è conforme alla ragione ch’egli procuri di star unito con questo Dominio. Resultano varj e non piccoli beneficj all’ una e all’ altra parte da questa amicizia. Il Granduca ne riporta accrescimento di riputazione e di sicurtà appresso gli altri principi e i suoi popoli; e questa Repubblica, avendo una parte dei principi oltramontani sospetta, e vedendo l’altra debole e quasi del tutto prostrata , deve conservar I’ amicizia con i principi italiani , e massime col Granduca , il quale, per il suo stato, per i suoi danari e per le sue forze, può essere più utile che alcun altro. E oltre le cose d’Italia, le può quest’ amicizia apportar beneficio per quelle di levante e per i rispetti tur-cheschi ; perchè in occasione di guerra , o di altro bisogno , può il Granduca dare alla Repubblica supplimento di fanti e sovvenimento di vittuaria per l’armata e per le piazze marittime, essendo quel paese abbondante di gente e di grani, e potendovisi con facilità imbarcare le persone e le robe, e condursi dove fosse il bisogno, schivando l’incomodo di ricorrere al re di Spagna, eh’è lontano, o ai viceré di Napoli e di Sicilia , che ben spesso , o per loro stessi, o per i loro ministri, ritardano o impediscono l’esecuzione degli ordini. Quest’amicizia tanto utile non è difficile conservarla, perchè le cause che possono turbarla o alterarla sono lontanissime , e quelle che possono stringerla e raddolcirla sono prontissime, e poste nelle mani dell’una e dell’altra parte. Tre cause sogliono disunir gli animi dei principi. Gelosia di stato, e questa non ha luogo per non aver 1’ uno pretendenze sopra le terre dell’ altro. Differenza di confini, e questa non può nascere per esser gli stati lontanissimi e separati per l’intersezione del paese d’ altri principi. Maggioranza di titoli e di precedenza, e questa non vi concorre per esser il luogo e la dignità di questa Repubblica, per diuturna consuetudine e per il consenso di tutti, cosi ben stabilita , che niun prin cipe d’Italia pretende di competer cofl lei. Restava solo la na-