320 RELAZIONE DI NAPOLI Il popolare è acuto d’ingegno, pieno d’astuzia , instabile, sedizioso, dedito alla lussuria, loquace, scrivendo di lui Livio, già tanti anni, magis verbis quarn factis providus; ha volto ogni suo pensiero ad acquistar per ogni verso roba, onde si dice per proverbio : napolitan largo di bocca e stretto di man ; è inimico capitale del nobile , per il che stanno tra loro, come si suol dire, alla maniera del sorcio colla gatta, e non potendo per natura uguagliarsi a quello, cerca per studio non essergli inferiore. Per questo attende alle leggi, poco curando la filosofia , la quale si può veramente dire che povera e nuda vada per il regno, e niente la medicina , non si facendo alcun caso del medico. Con esse leggi s’ applicano all’ avocare, c fanno grandissimo acquisto di roba e di riputazione , ed entrano ufficiali , sendo quella dottrina non meno onorata che presso gli antichi Romani 1’ arte oratoria, la quale, man* cando la libertà, in arte legale si convertì. Gli artigiani o plebei sono gran ciarloni, apportando noia a chi li ascolta, bugiardi, non dicendo mai la verità, avari, volendo danari per ogni maniera. Fanno gran professione di religione, mangiando molti di loro due giorni della settimana solamente carne; fanno il martedì a S. Maria di Costantinopoli , il mercoledì a S. Maria del Carmelo e alla Nunziata; frequentano la messa c gli altri divini ufficj e i sacramenti ; ma accomodano la coscienza all’occasione, e la devozione all’appetito della gola e della carne. E ben in vero cosa esemplare e degnissima d’ogni laude maggiore, che non s’intende mai che alcuno di qualsivoglia stato bestemmi d’ alcuna maniera. Della creanza verso il nobile, come non hanno bisogno di esso, non gli fanno alcun onore, anzi se un vile plebeo incontrerà un principe, lo mirerà fisso in faccia , nè si vorrà levare la berretta. Ognuno guadagna e ognuno spende in tutte le cose. Nel vestire, gli uomini usano quasi sempre panni di seta, e F ¡stesso fanno le donne con apparente magnificenza ; per il che si vedrà la moglie d’ un sarto o d’un calzolajo, con veste di velluto e sottana di raso, fregiata d’oro con gli stessi adornamenti che usano le gran dame, le quali non si conosceriano da qucllé , se 1’artigiane