DI GIROLAMO RAMUSIO. 1597. 347 c questo ha 300 ducati l’anno; gli altri da ducati 120 in giù. Ogni galea è di ventisei banchi, dei quali vogano solo ventiquattro ; e ha ognuna cento sessantaquattro galeotti ; vi sono quattordici officiali ; dodici marinari, sedici compagni e due mozzi. In arsenale ora si ritrovano tredici galee, che si po-triano varar di breve. Di legname e altre cose ne sono poche, ma sempre di queste si potria aver copia dalla Calabria per cinquanta e più galee ancora. Vi è difficoltà in ciurmarle ; gli schiavi e condannati sono per la metà , nel resto si supplisce con buone voglie, che servono dalla metà d’ aprile fino alla metà di novembre per due scudi il mese con il vitto, come hanno i marinari. Quando gli Spagnuoli vogliono galeotti, costumano tener al molo una bandiera reale e una tavola , ove si danno dieci ducati a chi li vuole, con obbligo che 1’ uno giuochi a’ dadi con l’altro il denaro del re ; quello che perde resta con i ferri ai piedi, c I’ altro restituisce il danaro del re, e si parte col guadagnato (1). Per supplir al molto bisogno di ciurme, la Vicaria è facilissima a condannar in galea , e cosi per cosa minima, anco di due ducati, come per caso importante, e così un meccanico come altro di onesta condizione, perchè è cosa certa che altrimenti non si potriano ciurmar più di trenta galee. Il re paga soldo a sedici galee genovesi a 7800 ducati l’una, con dar però gratis alcune tratte di grani. Potria, con sforzo, metterne insieme cento, cioè venti di Spagna, trenta di Napoli, quindici di Sicilia, sedici di Genova , tutte pagate, e poi sei della repubblica di Genova , quelle del Papa , del duca di Fiorenza, del duca di Savoia e della religione di Malta, le quali sariano ottimamente fornite. I Napoletani non hanno navi, ma si servono di quindici o venti di Ragusei. Nel divider la preda si tiene quest’ordine: se il vascello è di tre gabbie , è tutto del re ; se non è tale , si stima il vascello e tutto il carico ; se è presente il generalissimo o suo luogotenente , si cava la decima per suo conto ; se sono lontani, se gli fa un presente detto la gioia, secondo la qualità del bottino; (1) La stessa cosa abbiamo dal Ragazzoni nella sua Relazione di Sicilia, Serie II. T. V, p' m.