410 SECONDA RELAZIONE DI COSTANTINOPOLI Già s’cra pubblicata la pace, poiché il ciaus della mia guardia, non sì tosto fatto l’appuntamento con il bassà, mosso da avarizia, corse, la prima volta che io andai dal bassà , alla casa mia innanzi eh’ io tornassi, rubando e saccheggiando tutto il legname e le ferramenta che erano state poste in opera per tenermi prigione ; per il che io fui astretto di fare il capitolo dei confini, non senza mio pensiero, nel modo che potei più chiaro e facile. Perchè non avendo io notizia alcuna d’alcun particolare, andai abbracciando in generale tutti i confini come stavano innanzi il romper della pace, non avendo potuto io, senza particolar informazione, farne particolar menzione; oltre che dovevo anco avere considerazione di non aggrandire con termini tali questa restituzione, che, come cosa non più fatta da’Turchi, venisse in sospetto, di maniera che la rendessi del tutto, non solamente difficile, ma impossibile. Queste e molte altre considerazioni mi passarono allora nella mente, le quali mi fecero risolvere, e ora mi fanno affermare che così si avesse a fare ; poiché per ragione eh’ io avessi non dovevo mettere in maggior difficoltà e pericolo quello che avevo già ottenuto, e che certamente si sarebbe poscia eseguilo, se da molti contrarj accidenti non fosse stato impedito; i quali è pur bene che le SS. VV. EE. in poche parole intendano. Ma prima devo soddisfare a quest’ obbligo di far conoscere la verità a quelli che tengono che il bassà sempre abbia voluto, con una espressa mala volontà , ingannarmi. Io, SS. EE., non prendo ora a difendere che Mehemet bassà sia sempre uomo di ragione e di fede, ma dico che a me non pare ch’egli avesse opinione d’ingannarmi in questa causa de’confini, e che solo si possa dire in tal proposito, come spesso si fa menzione, che tutti gli uomini timidi e irresoluti, non sapendo prendere o prudenti o reali partiti, si lasciano uscir di bocca parole senza giudizio e senza malizia , schivando più quello che al presente dà loro molestia, che prevedendo consideratamente quello che nel tempo venturo può loro apportare maggior travaglio, lasciandosi trasportare da quella sciocca naturai trascuragginc, che sempre rimette le cose al benefizio del tempo. Io già ho descritta la natura del bassà,