236 RELAZIONE DI FRANCIA DI P. DL'ODO. 1598. diligenza nell’ avvisare, la solerzia e l’acutezza nell’ intendere c penetrare nei più intimi e più reconditi segreti di quella corte, sono tutto cose benissimo note all’EE. VV. ; in modo che infinitamente mi consola, e ringrazio Dio, che per essergli io parente e tanto amico, come ognun sa, non abbia ad aver bisogno del mio testimonio, il quale potria esser forse tenuto per troppo affettato e sospetto. Nel resto, Serenissimo Principe , Eccellentissimi Signori, non ho da dire altro. Io son qui ritornato da servire a V. S., appunto adesso sono 40 mesi, appresso un principe gloria e corona di tutti i principi, degnissimo per ogni rispetto dell’onore, dell’amore, dell’affezione, e della osservanza dell’EE. VV.; e sebbene io abbia sofferto e mi sia incontrato in cose che a raccontarle sono difficili da credere da chi non le ha provate, rendo però grazie a Dio del tutto, perchè ho avuta anco occasione di imparare, e imparando far anco maggiormente il servizio dell’EE. VV. Nel partirmi volle onorare il re l’ambascieria , secondo l’ordinario, di quel presente che è ai piedi della S. V. ; e sebbene il ricercarlo saria mio ufficio, e il concederlo effetto della bontà e benignità dell’ EE. VV., tuttavolta non avendo io mai meritato alcuna cosa, non ardirei manco di farlo. E però nel mio rispettoso silenzio le supplico riverentemente di voler piuttosto riconoscer con la loro grande prudenza l’immagine del mio desiderio , che mettendomi in necessità di supplicare i levar a sè stesse quella parte che tutta e sola deve dipendere e riconoscersi dalla singolare bontà ed umanità loro.