DI FANTINO CORRARO. 1598. 371 marchesato di Saluzzo, del quale si era già, con avventurar la perdita de’ suoi stati, impossessato ; essendosi quello linai-mente disingannato della opinione che aveva concetta di potere far sua la Francia, e questo grandemente commmosso ai pericoli che vedeva imminenti. Perchè trovandosi le cose del Cristianissimo di dentro reintegrate e di fuori sollevate, avendo , nel tempo eh’ io sono stalo in Piemonte , non solo ricuperato col ferro, ma ricomperato coll’oro quel regno e quella corona , riconcigliata la sede apostolica , esclusi i forestieri, licenziati i diffidenti, scacciati i nemici, ricuperato Amiens, riunita la Bretagna, e finalmente restituita, reintegrata e ri-congiunta tutta la corona in sè stessa , conoscevano entrambi quanto importasse trovarsi quel regno ripieno d’armi, di soldati e di capitani, e riunito sotto il più valoroso e bellicoso re che abbia mai avuto la Francia ; quanto fosse alto non solo a difendersi, ma, con gli aiuti massimamente dei collegati, a far progressi nella Fiandra, Savoia e Piemonte; e quanto i Francesi desiderassero, per diversione, venire a maneggiar le armi in Italia, come si può benissimo giudicare dall’assenso che mostravano di dare a quelle aperture di rottura, che già cominciavano a ventilarsi in questa provincia per le cose di Ferrara (1). Farà ora il sig. duca ogni cosa per mantenere questa pace, che ha tanto desiderata e procurata, per sollevare i suoi stati e soddisfare ai suoi sudditi, e per tentar frattanto l’impresa di Ginevra , e , se potrà , anco del Monferrato , sebbene si deve credere che nei re Cristianissimo e Cattolico, quello per desiderio di riposare, e questo per trovarsi nella età che è, sia per essere il medesimo fine. Tuttavia, perchè nelle cose mondane non si può supporre alcuna stabile nè diuturna durazione, si può anco dubitare che possa non solo intorbidarsi ma interrompersi da due accidenti principalmente, oltre le cose del marchesato di Saluzzo quando il sig. duca non volesse acquietarsi alla decisione del pontefice. Il primo sarebbe, per parte di Francia, di qualche accidente nella (1) Cioè in occasione della rivendicazione di Ferrara, che Clemente Vili operò in morte di Alfonso II, accaduta il 27 ottobre 1597.