RACCONTI POLITICI DELL'ALTRA PACE vuole sopraffare la realtà con l’artificio. Il Quai d’Orsay, muto ed operoso depositario della tradizione, tempio dei funzionari, con il tacito consenso della Presidenza della Repubblica, agisce — da solo — in senso separatista: agisce in Baviera, per staccarla dalla Prussia. Contrari gli ambasciatori, la proibiscono i Ministri degli Esteri, la ripudia l’opinione pubblica persuasa, dopo l’ebrezza della vittoria, dell’errore colossale. Ma in questa fine del 1920 il Quai d’Orsay la sta riprendendo e svolgendo nascondendola agli Inglesi. La persegue con i suoi antichi mezzi di penetrazione, di corruzione, di adescamento, la scopre anche, la porta a contatto esterno con la realtà. Ispiratore massimo: Raimondo Poincaré che, Presidente della Repubblica durante la Conferenza di Versaglia, non ha potuto ridurre Clemenceau, sebbene cento volte lo abbia tentato, a « osare » lo smembramento della Germania. Esecutore massimo: Filippo Berthelot, che da collaboratore di Clemenceau ha invano tentato di portare il vecchio comunardo sotto il controllo di Foch separatista. Berthelot vuole occupare la Ruhr. Tutto ritorna, in Francia: ora è la rivincita di alcuni uomini. Vogliono occupare la Ruhr per marciare da quel distretto minerario su tutti i Tedeschi meridionali e su tutta l’economia germanica. Il carbone non c’entra quasi per niente. È puerile pensare che la Repubblica Francese abbia per tre anni mantenuto l’esercito sul piede di guerra, abbia per tre anni 202