RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE infastidito, sente che tutti gli sguardi sono sul gruppo degli Stati successori: anche morta, l’Austria continua ad avvelenargli le giornate. Quando lasciamo il Castello, domando a un Delegato italiano: — Ma perchè abbiamo acconsentito a presentare le condizioni di pace all’Austria prima che siano stati definiti i nostri interessi adria-tici? Non abbiamo aggravato l’equivoco già troppo pericoloso, accettando di rimandare e rimandare sempre la sistemazione delle nostre frontiere con la Jugoslavia? Non resteremo senza carte in mano? Non potevamo astenerci da questa pace di Saint-Germain, prendendo a pretesto il fatto offensivo e illegale che i Delegati austriaci sono stati convocati dalla Presidenza della Conferenza mentre la Delegazione italiana era assente, a Roma, per protestare contro l’inammissibile arbitrio adria-tico di Wilson? E come potevano senza di noi, distruttori dell’impero, concludere la pace con l’Austria? — Il mio interlocutore mi risponde, sfiduciato e triste: — Amico mio, possiamo e dobbiamo ringraziare Iddio se abbiamo partecipato alla seduta di oggi: se Orlando e Sonnino non tornavano da Roma, i Franco-Inglesi avevano deciso di comunicare le condizioni di pace agli Austriaci senza di noi. Forse egli esagera; ma forse dice la verità. Nella vettura di Orlando, le mogli di alcuni ufficiali italiani hanno messo dei fasci di fiori: è la giornata del nostro trionfo... 72