RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE perchè — forse soltanto perchè s’è fatto un silenzio saturo di inconsapevole rispetto reciproco. Non dimenticherò mai questo momento, puramente intuitivo e tuttavia profondo e fermo nella mia memoria. Ma che significa, questo momento? Perchè mi sembra eh’esso non appartiene a me, ma anche agli altri, a tutti gli altri? Il Personaggio ha alcunché di fatale: direi ch’è ferreo: come un vincitore o come un vinto? L’ho guardato negli occhi a pochi passi di distanza: non ha avuto nessun moto. Ha un che di irreale. Colgo una sua domanda al capitano: mostrando noi ha parlato in tedesco: — Sind Sie Italiener? — Ja — ha risposto l’ufficiale, e ha aggiunto qualche parola che mi è sfuggita. Poi tra i due s’è avviato un colloquio sugli oggetti della Casa di Napoleone. Il capitano fornisce al Personaggio, con sostenuto rispetto, notizie e ricordi. Il Personaggio risponde in un magnifico francese fluido, vellutato e di mondo, vissuto ma non cosmopolita, quel francese che Taine analizza e descrive mirabilmente e che pochi parlano ancora, e ch’è tanto lontano dal linguaggio uguale, confidenziale e popolaresco di Parigi. Si avvicinano a un caminetto di marmo dalle linee sobrie e un po’ rigide, grigio, davanti al quale la Creola spettegolava con le amiche e le nemiche quasi ogni sera. Il Personaggio si avvicina, nota che da un fianco sono state asportate le figurine di bronzo che ancora adornano l’altro fianco; si abbassa a guardar meglio e togliendosi il monocolo domanda al capitano perchè mancano i bronzi. L’in- ,')0