LA FIERA DELLE ILLUSIONI sione » quando avevano già deciso di piegarsi alla sottomissione) — quel Patto è stato lacerato dai Franco-Inglesi col pretesto specioso che esso non poteva più aver vigore, dal momento che uno dei suoi firmatari, la Russia degli Zar, è provvisoriamente assente: l’argomento stesso non ha però avuto più valore quando si è trattato di far sapere segretamente a Venizelos che Smirne sarà greca tra poco. Esclusi praticamente dalla ripartizione del bottino economico, in quanto all’Italia non spetterà che una percentuale inferiore al 6% sul totale delle astronomiche riparazioni tedesche. Esclusi da ogni possibilità di influenza nei Balcani e sul Danubio, dove specialmente la Francia sta organizzando una politica di manomissione e di intrusione destinata principalmente ad accerchiare la Germania e l’Italia. Esclusi, infine e completamente, dalla distribuzione dei <( mandati », ipocrita formula con cui si impinguano d’un colpo, e smisuratamente, le imperialistiche acquisizioni dei due « Alleati ». Questo è il Trattato che noi firmiamo, dopo il vano tentativo di ribellione. La sala si riempie rapidamente dei rappresentanti di tutti i Paesi. Clemenceau è furioso, più degli altri giorni. Tozzo e grosso, turgido e acido, saturo di fiele contro 1 umanità, agita le mani inguantate di grigio parlando con i vicini. Scambia con Wilson parole secche, e con Lloyd George mezze frasi nel suo inglese da giornalista. Nella meravigliosa sala c’è ora gente 37