Borghesi e conservatori versagliesi nell’Europa Socialista ra in una specie di bassa messa celebrata alle dieci del mattino, in cui fra i mormorii deH’oiFiciante si sarebbe designato o si sarebbe proscritto un nome, prima che la situazione fosse stata parlamentarmente superata. D’altro canto, Millenard era deciso a salire al potere supremo solo a patto che gli si consentisse di proporre la riforma della Costituzione. Quando egli ebbe la convinzione che le due condizioni — la sua sostituzione con un repubblicano moderato fu concertata facilmente col signor Ley-gues — erano state accettate, l’una in pratica e l’altra in teoria, lasciò porre la propria candidatura. E fu eletto. Due giorni dopo, il documento di enorme malinconia col quale Paolo Deschanel si congedava dal popolo, che senza generosità rideva del suo bizzarro e umiliante male, veniva letto in Parlamento, e contemporaneamente Agostino Millerand pronunziava il discorso di accettazione della candidatura, tra una grande manifestazione di deputati e senatori che già concentravano la votazione sul suo nome. Da quel momento, la crisi era risolta, e la situazione si sollevava dalla bassa cronaca di corridoio, e ritornava all’altezza importante del fatto politico. Il problema presidenziale era posto così: poteva Millerand, abbandonando la Presidenza del Consiglio per quella della Repubblica, egli che, dalla caduta di Clemenceau al riconoscimento dei Russi bianchi di Wrangel ed alla pacificazione col Vati- 345