Il wafdismo egiziano contro l’impero INGLESE dinese, formano il canovaccio finanziario sul quale è saldamente intessuta tutta la resistenza del Fo-reign Office. Quasi come in Francia, in Inghilterra gli affari coloniali non sono altro che affari finanzia-ri, per quella ch’è la loro parte così detta « di'opinione pubblica ». Il contenuto politico e di prestigio riguarda ed interessa quasi esclusivamente il Governo: altrimenti, certe intransigenze non sarebbero nè comprensibili nè realizzabili. In Egitto, l’Inghilterra ha messo le mani sulle finanze dello Stato asservito, ed ora non vuole più ritrarle: ha concorso in una prima fase a salvarle, ed in una seconda a paralizzarle, così che oggi è impegnata a fondo nell’impresa; la quale perciò è condannata ad essere più un’azienda da amministrare proficuamente che un problema politico da risolvere e-quamente. La Gran Bretagna sostiene che le prodigalità pazze del Kedive Ismail avevano portato l’Egitto sull’orlo della rovina, e che solo un grande sforzo aureo della ricchezza insulare evitò la catastrofe. Gli Egiziani affermano invece che due fatti — osteggiati dagli Inglesi, come sappiamo — potevano concorrere essenzialmente al ristabilimento di una normale esistenza economica: il controllo della Cassa del Debito Pubblico e il rialzo sempre crescente del prezzo del cotone. Il controllo del Debito Pubblico fu l’inizio di una politica europea che culminò nell’accordo franco-inglese del 1905, dopo il quale 400 milioni di franchi furono messi a disposizione dello Stato egiziano, che si diede ad una economia rigida, meto- 279