RECUPERO DI ITALIANI SPERDUTI NEL MONDO lare quello dei giovani paesi transoceanici, non è anti'italiano, nè nelle sue premesse nè nelle sue conseguenze: è quasi il contrario (questo discorso si dilaterebbe su un terreno laterale che non intendo ora percorrere). Del resto, quanta storia del mondo antico e moderno si è fatta cosi! Così dopo la fine dell’impero Romano d’Occidente e fino al basso medio-evo si sono formati Paesi europei, che non avevano originariamente ricca struttura di razza, compatta e resistente; così gli allogeni diedero — e ancora oggi danno in Sud America, in Australia, nei Do-minions — dignità di razza agli indigeni, provocando evoluzioni continue, determinando fatti storici di grande portata. È dunque di piena attualità porsi la domanda se non stia per venire il momento in cui una parte dei nove milioni di Italiani all’Estero saranno destinati principalmente a rafforzare nei prossimi lustri, con i propri figli, le scarse o scemanti popolazioni di altri paesi, assimilandole e fondendosi con esse per le vie degli interessi, dei matrimoni, delle generazioni giovani che non hanno potuto avere sufficiente nutrizione spirituale dalla madrepatria, e che bene o male ricevono tutto dal Paese dove nascono; dove formano prima sè stessi, poi i loro affetti discendenti, godono la ricchezza guadagnata e lasciano ai figli non solo i beni materiali, ma anche quel che si chiama una « posizione sociale », cioè un interesse che è sempre generatore di attaccamento e di gratitudine. 321 21