RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE democratici, insomma di riprenderla affinchè la stampa di tutta la Penisola smetta di sostenere i Te-deschi nella loro resistenza al Trattato, finisca di criticare Versaglia e i suoi protagonisti e si schieri con gli « Alleati », faccia fronte unico con loro. L’Italia! Ma il governo di Clemenceau non è affatto di questa opinione. È inutile, dannoso, stu-pido, cercare di riacchiappare l’Italia: anzi! Appunto perchè la Germania lascia già comprendere, fin da ora, pochi mesi dopo la disfatta, che risorgerà presto e tutta, con la sua unità e la sua potenza — appunto perchè due unità nazionali e statali alle frontiere della Francia sono incompatibili con gli interessi dell’egemonia francese sul Continente, bisogna ora più che mai tener l’Italia in istato di subordinazione e debolezza, di paralisi e di dipendenza, per controbilanciare la non spenta vitalità germanica. Pas de grands États a nos frontières. Clemenceau nota con irritazione che i propagandisti italiani a Parigi si agitano e fanno un po’ di rumore, che qualche giornale accoglie l’eco di questo rumore, teme che nel Parlamento, sempre disposto a formare dei gruppi, possano nuclearsi degli scontenti, dei preoccupati, dei critici. Convoca la Commissione degli Affari Esteri di Palazzo Borbone in seduta segreta, vi invita tutti i capi-gruppo e spiega la sua politica con l’Italia: « L’errore di Napoleone III nell’aiutare il com-« pimento dell’unità italiana non fu minore di « quello di lasciar compiere l’unità germanica. L’I-« talia cresce in confronto della stasi e della dimi- 50