Borghesi e conservatori versagliesi nell'Europa Socialista bre, i fogli della Repubblica radicale trovano che si esagera, e preparano la concentrazione delle sinistre contro l’attentato alla Costituzione, gridando: — « Viva la Repubblica, ma quella repubblicana! » —. Dalle due opposte sponde, questo è il tono e questa la canzone: Millerand Presidente Imperiale. Canzone di regime, vecchia ma rinnovata, sospirata da forti gruppi in segreto, viva e fedele nel cuore di molti eminenti patrioti, in questa Repubblica che, fra le due Monarchie alleate che vanno a sinistra, continua, con un contrasto curioso che non scoraggia nessuno, la politica dei Re di Francia. I partiti borghesi non sono tutti d’accordo, ma una parte ragguardevole di essi si schiera apertamente per la riforma: la maggioranza tuttavia favorisce la candidatura Millerand, solo perchè egli dà garanzie solide. Si arriva apertamente a dire che lui solo è capace di salvare la pace francese, figli non è mai uscito dalla strada che si è tracciata; nessuna ideologia lo ha mai trascinato o eccitato. Concludendo l’alleanza col Belgio, resistendo da solo all’orda dei bolscevichi che già si credevano padroni della Polonia, riavvicinandosi anche formalmente al Vaticano, ha rinsaldato le basi del trattato di Versaglia, ha salvato il nuovo ordine francese ed europeo, si è confermato coraggioso ed ha meritato i più grandi onori. Dunque resti dov’è. Intanto, la situazione elettorale ’è arrivata a un punto schiettamente paradossale; non si parla che di una sola candidatura seria, quella di Millerand;