FORTUNOSO SALVATAGGIO DELL’INDIPENDENZA ALBANESE cando il permanere della sovranità della Sublime Porta, non temette di ritardare proprio quello sviluppo progressivo e quella capacità d’autonomia almeno amministrativa e interna albanese, che tanto stava a cuore all’Italia? Non c’era contradizione tra il fatto tradizionale di vecchia Turchia e il concetto nuovo di formazione nazionale? — No. Non c’era contradizione, tranne che nelle parole. Ma le parole... le parole servono a tutto: l’importante è che il pensiero sappia adoperarle: le parole sono sempre le stesse, e i pensieri sono quasi sempre diversi! Le parole status quo rassomigliavano a tante altre espressioni identiche adoperate per casi affini: ma il pensiero era questo, che il dominio turco, per la sua stessa decrepita debolezza, evanescenza intellettuale e insensibilità spirituale, era il solo che potesse ancora per qualche tempo permettere all’Albania, da una parte, di non correre il rischio di essere occupata dalle truppe austro-ungari-che, e dall’altra di essere lasciata abbastanza libera di sviluppare la sua cultura e le sue embrionali istituzioni. Credete proprio che in politica estera i regimi morenti non servono? Negli ultimi tempi del Governo ottomano, quando i pascià non riuscivano più a incutere rispetto o timore agli Albanesi, cominciò a formarsi in tutto il Paese quello stato d’animo e di cose che, se voi guardate in fondo, sembra che proprio in questi anni vada preparando una soluzione perfettamente favorevole e adeguata alla visione che l’Italia deve avere del destino albanese, e della storia degli Italiani e degli Albanesi. Se noi 89