RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE sa. Alle due del pomeriggio arriva Lloyd George, e Millerand lo aspetta alla banchina d’attracco. Piove sempre. Una compagnia di fanteria presenta le armi al Presidente del Consiglio francese. Il tenente è, chi sa perchè, un bell’uffìcialotto spagnolo, neH’iiniforme del suo paese, kepi bianco del tempo della Regina vedova e sciabola lunga: fa un corso d’istruzione in Francia, e oggi ha l’incarico di comandare la compagnia che rende gli onori agli ospiti. Lo avvicino, parla benissimo l’italiano, ha fatto due anni a Pinerolo. Millerand chiuso nel suo cappotto scuro parla sottovoce col Prefetto. È ispido e bonario, massiccio e alla mano, cordiale e di umore costante. Autentico borghese di Francia, ragionatore e un po’ chiuso, meticoloso, egoista, cauto. Anche questo è francese, nulla egli fa senza aver prima dressé un pian. Il borghese di Francia cammina sui plans come sui binari un treno merci: sbagliare la direzione non può: può darsi talora che siano stati mal collocati i binari, i plans: ma lui che sta sul treno, non se ne accorge che all’arrivo. Qual è il suo piano questa volta? Turchia o Trattato? Smirne o Ver-saglia? Lloyd George arriva con la torpediniera britannica su un mare tempestoso, spumoso, nero. Scende dal pontile con passo svelto e allegro; grandi saluti fraterni con Millerand, largo gesto di riconoscimento ai pochissimi giornalisti venuti a curiosare; si tira dietro A. e la dattilografa di sempre, biondiccia ed ermetica. I due Presidenti si al- 236