RACCONTI POLITICI DELL'ALTRA PACE i popoli forti si passano di mano in mano. 11 solo timore di vedere i princìpi wilsoniani non essergli applicati, lo induce ancora ad esporre il petto dei suoi figli al fuoco micidiale delle mitraglie. Ed è proprio in quest’ora che le venti Nazioni riunite hanno consacrato, con la loro decisione, il Protet-torato inglese! Una pace — ha detto il Presidente Wilson — non può essere durevole se non spegne ogni risentimento nel cuore dei popoli, forti o deboli che siano, se non crea la medesima giustizia per tutti, forti o deboli che siano. Il popolo egiziano sarebbe stato scelto ora in olocausto offerto alla buona intesa fra le grandi Potenze? Ma come ammettere che noi siamo questo olocausto, noi che siamo una nazione storica, dal passato glorioso? E quale sarebbe stata dunque la nostra sorte, se invece di combattere accanto agli Alleati ci fossimo schierati con i loro avversari? Noi mandatari del popolo egiziano, abbiamo il dovere di fare arrivare alla Conferenza la voce di questa terra disgraziata, la sola abbandonata dalla giustizia, e che ha lavorato contro sè stessa combattendo per gli Alleati! Sì, la sua voce si leva per protestare, poiché il solo popolo egiziano non raccoglie i benefici della pace, dopo essere stato uno dei collaboratori fedeli della guerra. Ma una Nazione che ha il rispetto del suo ideale e il sentimento della sua personalità e dei suoi diritti, non può ammettere che si disponga dei suoi destini, dei quali essa sola è padrona ». In queste espressioni di rivolta si chiuse la lotta dei documenti. L’Egitto era moralmente in posi-