BENESCH E IL NAUFRAGIO ADRIATICO eccessivo e precoce di questa irrequieta, nervosa, incorreggibile Italia; avrebbe potuto ancora tanto servire, s’intende, per opporsi in nome delle forze cattoliche all’espansione del germanesimo e del protestantesimo sul Danubio. Vorranno, potranno, riusciranno a compiere la stessa funzione gli staterelli successori, che la Francia organizza e irrobustisce come può ai medesimi fini, dico gli staterelli artificiali ed eterogenei ricavati con cura meticolosa dal disordine europeo e ricomposti con metodi da mosaicisti, col materiale e le macerie lasciati sul terreno dall’immenso sconvolgimento d’Europa? È possibile — ma forse era preferibile il vecchio Impero... Un funzionario della Delegazione italiana s’è avvicinato a Renner e gli ha fatto una brevissima comunicazione: si tratta di questo, che Sonnino ha mandato a dire qualcosa al capo della missione austriaca. Renner sorride con deferenza, ma comincia confidenzialmente a parlottare a lungo con i Francesi. S’interessa molto a quello che gli dicono. Io me li guardo sfilare davanti, provincialotti e mal vestiti, senza stile, piccolo-borghesi. L’Impero! Questo è quel che ne rimane. Penso ai 680.000 morti italiani, alle undici battaglie del Carso, ai fili di ferro con i nostri aggrappati e fulminati dalle mitragliatrici, al tentativo di pace separata perpetrato ai nostri danni da Sisto di Borbone nel 1917. Penso anche ai 37 anni della Triplice, a tutta la vecchia politica italiana, a Umberto, a Crispi, all’irredentismo... Tutta la nostra gioventù, tutta la gioventù fi7