RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE solidale, per il quale chi non ha vinto nel proprio nome gode dei benefici generali acquisiti dagli altri anche perchè non crolli l’opera collettiva. Questa non è letteratura: è il segreto dell’affermazione semisecolare della nostra emigrazione, è la spiegazione del suo dilagare. Le forze individuali che si sprigionano da questo non comune metodo di combattimento sono tutte espressive della Nazione: l’emigrazione è un fatto nazionale che si svolge in ambiente straniero, naturalmente predisposto alla sopraffazione e all’ostilità. L’emigrato-protagonista, l’eroe deH’e-migrazione, è spietato e generoso, accanito e indulgente, solitario e popolare: lo squilibrio tra l’elemento in cui conduce la sua battaglia e il fine per cui si batte, fa di lui un essere contraddittorio, un complesso non labile di opposizioni latenti e irreducibili, che egli deve armonizzare nel segreto della sua coscienza. Sfrutta i poveri, ma finisce col dare loro milioni: monopolizza i mercati, ma assicura il lavoro della massa; si inserisce nel paese straniero, talvolta si confonde e sembra sparire in esso, ma è proprio quello il momento in cui afferma ed impone l’italianità — se con questa parola voglia intendersi non una conquista politica ma una vittoria morale del particolare genio della gente italiana. L’emigrato-protagonista è uomo di governo oltre che capitano d’industria. È creatore, fondatore, condottiero, anticipatore. Si leva alto e solo, triste e alla fine disinteressato, su una massa immensa di cuori doloranti, dai quali ha succhiato e ai quali ha ridato quanto più sangue poteva, nelle alterne fasi di una 332