RACCONTI POLITICI DELL’ALTRA PACE 7 maggio In questa immensa Sala degli Specchi, sfolgo-rante della gloria di Re Sole, cupa per la insoppri-nubile presenza di Bismarck, sono in piedi, da un’ora, i pochi giornalisti ammessi, dietro un cor-done tirato di fianco al tavolo a ferro di cavallo dei vincitori. Noi Italiani siamo in gruppo, spontaneamente separati. Quale parte è stata fatta al nostro Paese nella vittoria comune? Quale posizione morale e politica alla nostra Patria? Defraudata in Africa, stroncata sul Danubio, esclusa dall’Asia vicina, aggredita in Adriatico, ributtata fuori dal campo della politica mondiale. Oggi il peso dei nostri 680.000 morti è tanto più grave da portare quanto più è glorioso: gloria solitaria e mutilata, gloria e mutilazione oramai inseparabili dalla vittoria italiana, dal destino futuro degli Italiani. Così siamo arrivati a questa incredibile giornata della firma del Trattato pazzesco, noi Italiani. Non uno fra noi è soddisfatto, non uno è disposto ad attenuare la gravità della posizione del nostro Paese, non uno ignora che qui nasce oggi per noi uno stato di sconfitta, ma forse anche un’ipotesi di rivolta vicina. Siamo stati danneggiati, ingannati, aggrediti: negata la nostra vittoria, negato il nostro diritto, negato il nostro compenso. Per ogni menzogna s’è trovato un giurista o francese o inglese che l’ha codificata, per ogni offesa un giornalista francese o inglese che l’ha sostenuta: spesso tutti i loro gior- 32