RACCONTI POLITICI DELL'ALTRA PACE voce e lo sguardo dei suoi occhi chiari sono francamente sospetti. Io continuo a guardarlo dritto, lui no. Sta gettando la maschera. Breve, afferma che l’impero absburgico è stato distrutto principalmente dalla rivolta dei popoli di dentro. Questa colossale menzogna comincia a trasparire qua e là nei principali giornali francesi. Un giorno mi domanda a bruciapelo, come per chiarire una situazione, se agisco per conto del Governo italiano. Gli rispondo la verità che tutti conoscono: sono esattamente il contrario di quello che egli pensa. Gli confermo quello che egli già deve sapere da un pezzo, dal tempo del Patto di Roma, che cioè il mio giornale è indipendente, è già all’opposizione contro la politica generale del Governo di Roma troppo debole; e pertanto sono a Parigi per svolgere nel mio giornale la politica della vittoria diplomatica che deve completare quella militare, e ho ordine di combattere senza esclusione di colpi i politici italiani che eventualmente non sapessero realizzare tutta la vittoria. Pertanto non sono agli ordini di nessun Governo, tranne di quello che saprà vincere sul terreno diplomatico, come i nostri soldati hanno vinto sul terreno militare, anche per conto degli Stati successori dell’Austria. I quali anzi non sarebbero successori un bel niente, se Diaz non avesse spezzata per sempre a Vittorio Veneto la forza militare dell’impero. In verità egli mi ha seccato, col suo contegno ermetico e ingrato davanti alla più straordinaria affermazione militare di questa guerra — quella che ha 62