RECUPERO DI ITALIANI SPERDUTI NEL MONDO È necessario rilevare che il totale di nove o dieci milioni può essere ancora oggetto di valutazioni ottimistiche, da parte dei lettori che non conoscono le condizioni di efficienza politico-spirituale in cui generalmente vive questa massa. Esamino sommariamente la situazione. In via pregiudiziale: il prestigio e l’influenza di milioni di Italiani sparsi nel mondo potevano indubbiamente offrire un considerevole apporto morale alla vecchia Italia, all’Ita-lietta del secolo scorso, sopratutto per la fama delle singolari virtù di lavoro, di sobrietà e di probità della nostra gente: se ne ritraeva — diciamo le cose come erano — utile propaganda per nuovi collocamenti di mano d’opera all’Estero: cioè l’emigrazione era mezzo e insieme fine a sè stessa. Ma l’Italia nuova ha ben altri titoli sui quali fondare il proprio prestigio nel mondo: ha sè stessa, in primis et ante omnia. Mai un impero è stato storicamente accettato da tutti in omaggio e causa della bontà della mano d’opera dei suoi cittadini sparsi nel mondo! L’influenza effettiva politica di 9 milioni di Italiani, in diminuzione, viventi in Europa, nel Mediterraneo e oltre Oceano, vale meno, molto meno, di quello che essi hanno effettivamente dato ai Paesi nei quali vivono. Tra il dato e l’avuto il conto non torna. Questo è derivato originariamente dalla composizione eterogenea, dalla classe scadente della nostra passata emigrazione, dal debole sentimento nazionale dei vecchi; poi dal fatto che l’Italia li aveva praticamente abbandonati per oltre mezzo secolo; e più recentemente dalla 317