LA FIERA DELLE ILLUSIONI e bonario, ricollegava se stesso alle sue origini nazionali, alle sue radici veramente latine, a ogni soffio di vita e ad ogni succo di sangue ricevuto in eredità da Roma. Tra quelle testimonianze del nostro genio, Napoleone si sentiva degno fratello dei geni italiani di tutti i secoli, viveva nella Repubblica di Cesare e nell’impero di Augusto, nel Rinascimento di Giulio II e nel futuro vago, ma turgido di storia prossima, di un Regno Italico... Quei libri: Tito Livio, Marco Polo, Machiavelli, Galilei, Tacito! Egli rifaceva e riplasmava, nella luce eterna di auelle fonti romane e italiane, la storia moderna della Francia non sua. Mentre il mio Amico legge, poco mi rivolge la parola. Faccio meno che posso di rumore, apro il balcone e attenuo questa trasparenza da acquario con la luce bianca del di fuori. Esco nel giardino dove Napoleone passeggiava spesso, solo, per potersi dare sferzanti colpi di scudiscio negli stivali senza che nessuno lo vedesse, quando il sangue violento gli saliva alla testa e il fegato di uomo cupo si gonfiava. È tutto così perfettamente vivo, in questo studio quasi rotondo della sua cara Malmaison, che mi sembra egli debba da un momento all’altro apparire e gridare, gridare terribilmente come faceva con i suoi ministri francesi. Bella storia, la storia di Francia! Mazzarino, Maria, Bonaparte, Gambetta. Bella storia, splendida, ma quanta ne abbiamo fatta noi! Forse anche questo non ci sarà perdonato mai. Però, anche noi siamo troppo duri a capire che la politica è fondata 27